martedì 18 novembre 2014

"ψωμι, παιδεια, ελευθερια" , 41 anni dopo...

Cosa ci faccio qui? Sono all'Università Aristotelus di Salonicco, al Politecnico, è sera e c'è un sacco di gente. E' il 17 Novembre, il giorno della commemorazione della rivolta al Politecnico di Atene del 1973 da cui partì, come un effetto domino, la caduta del regime dei colonnelli.
Mi fa un uno strano effetto partecipare alla mia prima manifestazione "seria" qui in Grecia, a 26 anni suonati. Il mio curriculum vitae barricadero non è certo dei più battaglieri: a 15 anni partecipo alla manifestazione contro la guerra in Iraq, colorata e felice, qualche anno più tardi frequento qualche assemblea dell' "Onda" ma mi guardo bene da piazze o manifestazioni, all'epoca avevo un pò di agorafobia, infine le uniche manifestazioni recenti sono stati due gay pride bolognesi ( e, per fortuna, non siamo mica in Russia). Insomma, le manifestazioni ad alto rischio, quelle con la polizia in antisommossa che ti vigila ad ogni angolo, non le ho mai viste, tranne che al telegiornale.
Decido di partire leggera:  niente borsa, solo carta d'identità e chiavi di casa nella tasca sinistra e cellulare in quella destra. Al collo la macchina fotografia. Scarpe da ginnastica, cappotto nero (con un limone incellophanato nella tasca sinistra) e sciarpa rossa. Non vado da sola, con me ci sono gli amici dell'EVS e due ragazze greche. Dopo esserci ritrovati nel punto prefissato andiamo a piedi all'Università, sta imbrunendo e ci sono molti uccelli, corvi, che volano sopra le nostre teste in grandi stormi. Egnatia , una delle strade principali della città, è solo per noi, pronta ad accogliere il corteo.
Il cortile dell'Università è già affollato, molti studenti sia medi che universitari, ma anche molti "veterani", di 50 anni e più. L'ingresso è protetto dal servizio d'ordine, riconoscibile dai caschi e dalle "bandiere" (più bastone che vessillo) che tengono tra le mani. Dietro di loro sta parlando la delegazione del partito comunista, sono un gruppo di anziani, non capisco se siano della resistenza (perchè troppo giovani) o se siano testimoni dell'evento di 41 anni fa.
Finita la commemorazione all'Università, iniziata dalla mattina con la deposizione di corone di garofani rossi pari al numero di morti di quel giorno, inizia il rassemblamento del corte. Come avevo visto nei giorni precenti ci sono una moltitudine di gruppi politici: dagli anarchici ai comunisti del KKE, passanto per le varie formazioni politiche universitarie. Moltissime bandiere rosse. Contrariamente alle manifestazioni italiane qui non ci sono casse mobili a sparare musica ribelle per tutto il corteo. Ci siamo solo le persone con le loro voci e le loro mani, ed ovviamente anche qualche bastone a percuotere i bidoni della spazzatura (come si vedrà più tardi). Il nostro motto è: stare con i "vecchi", ossia con le formazioni più tranquille ed evitare gli incappucciati che potrebbero provocare incidenti ed esporci ad eventuali cariche. Passano diversi minuti e ci iniziamo a muovere, molto lentamente. La gente inizia a scandire gli slogan, ce ne sono diversi ma non riesco a capirli.

Quando arriviamo all'incrocio di Egnatia per girare verso Timiski cominciamo a prendere ritmo e velocità, i cori diventano più forti e la polizia in antisommossa ben visibile. Ci fermiano, non so perchè, alcuni dicono che un gruppo di anarchici ha iniziato ad imbrattare alcune vetrine. Io un pò perchè sono bassa e un pò perchè sono nel mezzo del corteo non vedo niente, alzo quindi la macchina fotografica per fare qualche panoramica a caso e mi accorgo che siamo veramente in tanti. Nel frattempo riprendiamo il corteo e arriviamo a Timiski, il nostro obiettivo è l'ambasciata americana. Proprio gli americani sono i protagonisti di uno degli slogan che sento, il significato è abbastanza chiaro: "sappiamo che siete stati voi" ad aver permesso ai militari di sopprimere la democrazia e i suoi diritti. Un pò un Cile versione europea insomma.
Il corteo è abbastanza tranquillo, intorno a me ci sono un sacco di ragazzi, non hanno birre o canne tra le mani, qui la politica è una cosa terribilmente seria che non vale la pena fare finire in caciara. La lentezza del corteo mi viene spiegata in questo modo, non è solo una commemorazione, un ricordo. Pane, giustizia e libertà. Ora come allora, la protesta è indirizzata contro un disegno di legge che vuole riformare il mondo dell'istruzione universitaria. Qua l'università funziona un pò complessa, è gratuita (nel senso che paghi per i libri e per il tuo sostentamento ma non c'è una tassa di accesso) e per entrare all'università devi sottoporti ad un test nazionale che deciderà in base al punteggio in quale ateneo potrai studiare (il top è Atene, Salonicco è al secondo posto).
Non siamo più nel biennio di fuoco 2010-2012, quando sembrava che la Grecia fosse sul punto di prendere fuoco per via dell'altissimo livello di tensione sociale raggiunto, ma non mi sento tranquilla. Sarà perchè la polizia in antisommossa e con le maschere antigas sulla faccia, non ci molla un secondo. Alcuni incappucciti iniziano a provocare, si parano davanti al reparto ed iniziano a gridare slogan, "li stanno provocando".
Continuiamo verso l'ambasciata ma ad un certo punto ci fermiamo, sentiamo dei tonfi e non capisco bene cosa sta succedendo. Ad un certo punto sentiamo altri botti e del fumo alzarsi dalla coda del corteo. C'è un pò di panico e le persone fanno qualche passo in avanti. Lo sapevo, mi dico, adesso caricano. Mi agito, mi sento un pò persa, non so gestire un'eventuale situazione del genere e non conosco la città. Mi ricordo del limone nella tasca e lo tiro fuori, a mò di amuleto. Il corteo sembra spezzarsi in due, davanti il servizio d'ordine serra le file a proteggere la parte interna del corteo,  dietro di me sembra che qualcuno torni indietro. "Fermatevi fermatevi" gridano a pochi passi da me alcuni ragazzi a quelli del servizio d'ordine che vorrebbero ripartire. Poi la situazione si calma, ci ricompattiamo e procediamo finalmente verso  l'ambasciata. Niente di che, è chiusa, ovviamente, la saracinesca è abbassata e piena di scritte del tipo "assassini" etc etc. , ripartiamo dopo poco. Passiamo piazza Aristotelus e prima di girare in Venizelou per tornare su Egnatia, gli incappucciati imbrattano qualche che l'indomani dovrà pulire qualche commessa malpagata e rompono una vetrina, sollevando la protesta dei manifestanti che gridano: "stronzi", "fermatevi".
Adesso siamo in Egnatia e stiamo procedendo svelti per ritornare verso l'Università. La stanchezza si fa sentire, anche la fame. Penso che sta andando bene, mi aspettavo di peggio. Ma la sensazione di andare a manifestare con la paura addosso non mi piace. Poco prima di kamara alcuni ragazzi spaccano la vetrina di un negozio, che dovrebbe appartenere ad un esponente di Nea Demokratia, e sfasciano una biglietteria e la vetrina di una banca. Ecco, penso, mò caricano. Invece no, la polizia è lontana, adesso, in qualche strada parallela .  Devo tornare a casa a piedi e sento di aver le pile scariche. saluto gli altri e mentre mi incammino  vedo i reparti di polizia muoversi verso Egnatia. Spero che la situazione non degeneri.
 Mentre annaspo tra i ciottoli della città vecchia frugo nelle tasche, c'è ancora il limone (per fortuna intonso) e qualche volantino, comincio a canticchiare: "ψωμι, παιδεια, ελευθερια, η χουντα δεν τελειωσε στο εβδομηντα τρια" (pane, educazione, libertà, la giunta non è finita nel '73). Come dire: a buon intenditor...

p.s. una volta arrivata a casa vengo mi informano che qualche scontro c'è stato, nella coda del corteo gli agenti hanno "tonfato" un rappresentante sindacale e trovo conferma del fatto che il fumo non proveniva da  fumogeni dei manifestanti ma proprio dalla polizia.

Nessun commento:

Posta un commento